Alessandro Broggi
Un intervento per “Esiste la ricerca?”, Studio Campo Boario, Roma, 16 giu. 2022
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certo, si potrebbero aprire qui vari discorsi, per esempio sul grado di autolegittimazione di un autore all’interno delle pratiche linguistiche e comunicative, autolegittimazione che (per quanto la sua posizione possa risultare studiatamente “pacificata”, per così dire “non più” di “soggetto”, o tale solo a un meta-livello, come per es. all’interno di alcuni giochi linguistici delle c.d. scritture di ricerca) è costitutiva al fatto stesso di emettere un testo. e, anche, discorsi sulla consapevolezza che la stessa scrittura, in quanto ipostatizzazione di forme, sempre e comunque produce ego.
d’altro canto, a mio modo di pensare, occorrerebbe forse vedere se non sia il caso di non relegare più la questione soltanto al recinto del testo, al discorso sulla soggettività-interna-al-e-presente-o-meno-nel-testo, o all’ideazione di strategie e dispositivi verbali non manipolativi, che propongano alternative credibili alla produzione di ego (anche e soprattutto nel lettore) o persino che siano deproduttivi di soggettività, ma piuttosto di ripensarla (la questione) un passo più indietro, preliminarmente e al di fuori del testo: a monte, dove il testo si pensa e si genera, in termini più radicali (o se vogliamo “orientali”), a partire dalla nostra stessa posizione e postura di soggetti-ego agenti (→ verso un’ecologia dei processi verbali e delle idee, un’ecologica ontologica, un’ecologica agentiva, ecc.) nelle nostre vite individuali e sociali.
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