Due testi da "Superficies"
Due testi dal workshop Superficies
(2024, Accademia di Brera,
Dipartimento di arti visive – Scuola di pittura,
in collaborazione con MTM – Teatro Litta)
I due testi che seguono sono tratti da Superficies – Materiali di tangenza, Edizioni Cambiaunavirgola 2025. Curato da Pasquale Polidori, il volume raccoglie materiali operativi scaturiti da un laboratorio di arti visive che si è svolto da aprile a giugno 2024 nella Sala Cavallerizza del Teatro Litta a Milano, e ha indagato il tema delle opere d’arte come spazi di mediazione tra il lavoro artistico e lo sguardo dello spettatore. Il laboratorio Superficies è promosso dall’Accademia di Brera – Scuola di pittura. Hanno partecipato: Chiara D’Alesio, Chiara Degetto, Eleonora Federico, Irene Fraccaro, Alice Galizzi, Matteo Galli, Francesco Gennaro, Sharon Marini, Marlena Moi, Angela Vareschi, Yuxin Wu, Yihan Zhang, Yiyang Zhou. Docenti: Cristina Muccioli, Pasquale Polidori, Domenico Scudero.
da Appunti curatoriali per il Worshop Superficies (Marini)
Sharon Marini
[…] sul bordo della cornice, un po’ sporgente, cammina una lumaca, come un’intrusa, era considerata un animale sacro, prodigioso, nel medioevo e rinascimento, perché pensavano che venisse generata dalle gocce d’acqua, non provenendo da un rapporto sessuale, era la garanzia della verginità della madonna, l’arcangelo gabriele qui ha delle ali stranissime, di solito erano copiate da quelle degli uccelli, mentre qua le ali sono di farfalla, è molto strano, perché tutti gli insetti erano considerati figli di satana, non c’è una interpretazione di ciò, la colomba dietro, dettaglio, esce fuori dalla bocca, arriva a razzo e sembra quasi uno sputo, pensare agli animali, colomba origine paleolitica, pan, animale ibrido, con le gambe di un capro, che ha prestato il suo corpo alla rappresentazione di bacco, bacco sappiamo che è collegato alla tragedia, il canto del capro, hermes stava pascolando delle capre quando vede la ninfa, lei ricambia le sue attenzioni e insieme hanno un bambino, questo bambino nasce metà bimbo e metà capro, hermes, contentissimo, la ninfa non era contenta, lo rifiuta, e vuole che sia ucciso, lo mette in salvo in una pelle di lepro (animale della lussuria, del piacere del sesso), e viene portato sull’olimpo, pan (in greco, tutto), perché piaceva a tutti nell’olimpo, racchiudeva il massimo degli antipodi, massimamente umano, e massimamente selvatico, questo bimbo rifiutato è sempre stato malinconico: il rifiuto della madre, così, lo ha portato a esprimere senza la parola, nel suo caso, la musica, questa memoria del rimosso, del dimenticato, che torna, soprattutto nel barocco sia in scultura che pittura, come una persona non invitata che cambia atmosfera, è esattamente il contrario della concezione dell’arte che si è instaurata nell’illuminismo, tommaso puccini, i cartellini, in quest’ottica, il teatro è l’animale non ancora catturato, non esiste nessuna civiltà che non ha avuto la sua forma di teatro, incontro con (°), raccontare il lavoro senza “io voglio dire”, “io posso parlare di morte”, “io posso parlare di orrore”, training, incentrare sul parlare del verbo potere, verbo modale, (°), modi precisi di essere presente, nascondersi o manifestarsi? ricostruzione dell’immagine nel libro, parte viva, che deve essere piegata, accostata ecc, per rendere visibile l’opera, “il silenzio è fondamentale”, in mezzo/di lato alla pagina, 190 pagine, domani: (°), (°), giovedì: (°), (°), domani: (°) aula 35 domani alle 10:00, (°) alle 14, (°) alle 15:30 (°) alle 17, giovedì 10 (°) su zoom, (°) 15:30 aula 8, decalogo, (°), (°), (°), (°), rapporto i con pittura, courbet, testi gina pane e agnes martin, belli da avere, lei ha usato molto la poesia, foto con testo diffuso nella poesia, (°): partitura per agnes martin, ridurlo ulteriormente, documentare le mail tra (°) e (°) (lui inconsapevole), agnes martin presentata in una forma operativa, (°) sarebbe bello che si inventasse una sua notazione per la partitura (es, marinetti), “lo spartito come disegno”, tavola rotonda, john cage “notation”, vedere slides corso di pittura, comunicazione via mail: come testo introduttivo, luca miti, interprete di giuseppe chiari, intervista, spartito come scrittura e messa in scena della musica, composizione “operetta…”, miti incontrava un visitatore, stavano in silenzio, fino a che, (°) dialogo tra lei e ia?, definizione di uno schermo?, proiettare: lanciarsi al di là di qualcosa, un punto che bisogna trovare e costruire, ragionare su come costruire uno schermo, di cosa è fatto concetto di superficie come schermo (superficie dell’inganno), la pittura riesce quando ti fa creder che esiste una terza dimensione, terza dimensione: “voglio dire che…”, a partire dallo schermo reale della sua opera, indagare con lei il concetto di schermo, come convocare questi contenuti con y? la riflessione sullo schermo, prima io?, partire dalla definizione di schermo, conversazione tra me e lei, lavoro relazionale, oggetti particolari?, 10 oggetti su come creare il tuo schermo ideale?, testo introduttivo su tutta l’esperienza? (me e (°)), testo curatoriale, sintetico, ripercorrere laboratorio, punti interessanti, rapporto opera finita e interattività gruppo oulipo, raymond queneau, “esercizi di stile”, racconto di una stessa storia, cambiando l’enunciazione, “sogno di un testo (schermo)”, titolo contributo (°), io e (°) corrispondenza via mail lavoriamo sulla definizione di schermo, incontro con (°), includere il suo decalogo, belle le foto di (°), lavoro che ha intrigato diverse persone, lavoro che ha radici in materiali poveri (arte povera), concezione dell’opera come discorso portfolio di (°), lavori pittorici in cui il concetto di superficie è esplicito, maggiormente si inserisce nella pittura analitica, “supporto-superficie”, filiberto menna, riflessione su elementi materiali, tela, supporto, migrazione di superficie, assunzione di superficie ridotta: lavoro più concentrato, riflessivo, gli elementi hanno una dimensione ridotta, lavoro della lettera: è scaturito il discorso sulla velatura, altro termine pittorico, ogni lavoro contiene una piccola riflessione sulla pittura ecco perché stiamo guardando il portfolio es, “finestre”, anche con il “sasso di alluminio” stiamo parlando di pittura, rapporto ambiguo tra realtà e rappresentazione, pittura che finge la realtà, epoca più recente: presenza nel reale, integrata nella partecipazione alla realtà, anche il testo sta fingendo, questione del corpo: (1) oggetto (2) trasformato in immagine attraverso l’oggetto (3) ritorna ad essere corpo emettendo l’immagine sulla stoffa, terzo corpo, bel discorso, alluminio “piccolo minerale di stagnola” gesti di cura: 3 corpi di cui abbiamo detto prima, scrigno, geometria realizzata in carta, diventa soggetto del lavoro e non più supporto, non è più supporto o semplice luogo in cui accadono le cose ma è la cosa, sezione del libro in cui esso parla di sé stesso, concettualizzare l’idea di pagina, esempio minimo di superficie, finzione di superficie, pagina che dice al lettore che cosa fare, una pagina che si racconta in termini di superficie ma non troppa parola, esempi: libri di munari, fare disegno a matita sulle sue pagine, un lavoro che scivola da una pagina all’altra, facendo vedere la struttura della pagina, si ricollega alla moltiplicazione del corpo, siamo direttamente al secondo corpo, michael asher, si è fatto incollare due pagine del catalogo a cui stava lavorando, per noi strada non percorribile, parlare della pagina senza la questione della scultura, dare un destino alla pagina, delle istruzioni per l’uso, idea: da due pagine messe insieme come una sorta di percorso, come se il libro fosse la cornice, pensare anche ad un piccolo volantino estraibile, pagina stampata su carta trasparente per far vedere il risultato finale, questo perché possiamo immaginare quelle pagine che verranno tagliate per montare un disegno (°) (10 pp circa), decalogo, foto, progetto dell’installazione (eventualmente), terzo corpo: espressione che piace molto, scrivere primo corpo, secondo corpo (come pagina), terzo corpo, pagina che diventa cornice, sono già tre interventi sulla pagina, provare a pensare un quarto, (rappresentazione della linea che gira), incontro con (°) e (°), (°): idea dell’oggetto, portfolio, cinema elemento fondamentale, idea di poter fermare il film e delineare un momento, tantissimi dettagli, idea del commento in stile “i disastri della guerra” di goya, titoli che non fissano l’immagine ma le danno una tangente, “se guardo all’immagine penso al titolo e viceversa”, intervento che concepisca, numeri, frasi, che sono dei titoli?, livello dell’immagine e livello della scrittura riportati ad uno stesso livello, stabilire un itinerario all’interno del film concetto di deriva, generare un testo stile caccia al tesoro, incontro con (°), suo lavoro e idea di superficie, lavoro di (°) è un lavoro in collaborazione lavoro relazionale, molto interessante per il tema del workshop, come raccontare l’opera?, raccontare il tema della lingua come cose profonde, mettere anche il suo lavoro per esame (mostra con maschera e traduzione) (1) gli oggetti (2) il lavoro sulla lingua, “ordine e disordine nello studio”, io scrivere un testo su ordine e disordine in uno studio, lo studio è una ricerca di ordine continuo, idea, usare oggetti come indice?, no, lingua come superficie e profondità, (°): concetto e nozione di insonnia, ampliare quello che c’è nel suo decalogo (fare delle note approfondendo insonnia e chiudere gli occhi), parlare dei nostri contributi miei e di (°), spiegare libro come mostra, un testo che mette in chiaro gli intenti, i: interventi su dettagli di opere d’arte, giulio paolini e giovanni anselmo concetto di riflessione sull’arte povera, remy zaugg “constitution d’un tableau”, materialità di paolini parte dalla storia dell’arte, i: foto + piccolo testo, lei lo fa a rovescio a partire da dietro, incontro (°): nella prima di copertina, decalogo (°), (1) una pagina come raffigurazione di una vagina fatta con una penna, partire dalla candela, come metterla dentro?, (ketty la rocca), ketty la rocca artista femminista, poesia visiva, lucia marcucci, tomaso binga, “le mie parole e tu”, in un’altra serie di lavori (°) parte da una scritta vagina e fiamma: partire facendo: malinconia, isteria: deriva dal greco hysteron (vagina) luce irigaray: femminista francese “speculum”, “io non voglio generare qualcuno che mi odia”, femminista coreana, la vagina 5 pp: ogni vagina è una frase, le scritte/frasi essendo che stampate verranno più piccole, a fine libro, una pagina dove ci sono le frasi per intero (2) inserire i quadri (foto del suo corpo), decalogo (a) foto installazione a teatro (b) cinque disegni vagine + frasi (c) foto-collage falsa pubblicità (omaggio a ketty la rocca), libro “dea perduta”: bel titolo!
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da Appunti curatoriali per il Workshop Superficies (D’Alesio)
Chiara D’Alesio
idee opere artisti per 4/7, (*) una marionetta, quali luoghi sono i migliori? proposta del camerino, quello che le serve sicuramente: audio, video, da registrare, vogliamo rifarlo su muro di mattoni o su sfondo bianco? marionetta fisica, nella galleria, largo ai ready made (i nostri oggetti), oggetti performati, ricordare a (*) di visionare con (*) il sottopalco per il deposito degli oggetti di scena, video di (*), mani che toccano e usano gli oggetti, far vedere come funzionano e cosa sono quando non sono estrapolati dai nostri studi (ricordati di portare l’argan e la macchina foto), fare video e caricarlo sul drive per il video di (*), video che può avere i rumori di fondo, idea dello spazio-studio degli artisti, non serve sia un video perfetto, idea di domestico, raccogliere tutti i video dei partecipanti che poi vengono montati, scrivere anche dei brevi testi, utilizzo, significato dell’oggetto, non troppo lunghi, solo qualche riga va bene, quindi 2 video e due testi da mettere sul drive superficies, idea video, deposito dove si vede tutto l’ambiente e l’utilizzo degli oggetti (?), (*) questo lo curo io, organo che trasforma e riporta il teatro ad essere una chiesa, liturgico processione ritualità eterotopia, l’intervento sonoro evoca la sacralità del luogo, un brano dai toni religiosi, composto con un sintetizzatore, è stato graficamente trascritto sulla mappa del teatro, rivelandone la somiglianza con una chiesa, senza alterare il luogo, cortile, suono inaspettato, impossibile da verificare visivamente, disturberà la percezione degli spettatori, insinuando il dubbio e modificando la percezione del tranquillo angolo del cortile, esperienza sensoriale che sovverte le aspettative e la percezione, l’arrivo del treno alla stazione di la ciotat dei fratelli lumière, immaginare un dialogo con i ready made in galleria? vogliamo che siano concordanti o due atmosfere opposte? cosa serve a (*) solo audio, compone lui, il respiro del teatro, (*) curato da me, video con performance madre e perla, simboli che richiamano alla femminilità, alla maternità e alla tradizione del suo paese di origine, sala cavallerizza tutta sua, video in muto che va sul muro di mattoni vicino al corridoio, la sala cavallerizza ha il supporto sulla trave per il proiettore, chiedere quale proiettore di brera si può usare qui (meglio se ha telecomando), marginalizzazione, rifugio e un luogo di riflessione, platea-glossario parole (*), registrazioni delle camminate di (*)? 26 allestimento no platea e palco 27 mattina il resto, prossima call con (*) dobbiamo ricordarci di fare il punto per la comunicazione, chiedere a (*) se è free il 4 luglio, miei artisti: (*) e (*) (sia opera organo che domani sentire idee inst fuori nel cortile), incontro con (*) in brera, chiedere casse audio, parlare con il tecnico del teatro, capire da dove esce il suono sul soppalco, video? spartito stampato sulla mappa del teatro, finestra cortile, suoni e/o rumori che in quel luogo sono inusuali, installazione nel bagno? cosa ci vogliamo inserire? cosa stona in un bagno? servirebbe un bagno rotto o che sta chiuso, dubito possiamo chiudere un bagno appositamente per questo, chiedere a (*) cosa ne pensa dopodomani (*), femminismo autoritratti ambiente magico e rituale, candele vagine, le fa lei a casa (capire come metterle sul parquet), chiedere se può poetare qualche gg prima, il suo costume enorme della conchiglia, dare occhiata venerdì all’impianto video e audio col tecnico, devo farmi spiegare come funziona quella consolle in cavallerizza, call con (*) per i materiali e recap alle 22,30, sala soppalco, suo impianto, capire cosa ci lasciano fare con i bagni, casse per il cortile da chiedere se dobbiamo portarle da brera o le dà il teatro, microfoni per eventuale lavoro audio live di (*) proiettori (4 per ora), luci per (*) che dobbiamo vedere domani come posizionare, alle candele ci pensa lei, 8 ore circa 30 candele? troppe??? chiedere se si possono appendere al muro gli autoritratti (chiedere a (*) se ha un martello), video va in muto, rivedere credits finali, forse troppo lunghi, quadretti autoritratti, dire a (*) di incorniciarli, comunicato stampa, mappa teatro foglio introduttivo, bio che manca su drive (*), (*), (*) da correggere, siamo animali da palcoscenico, espressione dispregiativa, ma allude a delle capacità meravigliose dare forma e significato alle immagini che il corpo dà, aula 8: vedere mostra alunni di (*), martedì, vediamo proiettori per litta, (*), pontiggia ? bambina con animazione che recita un testo che non sia troppo lungo, né troppo corto, che cosa legge?, sala pontiggia è quella dei corsi di teatro, (*) gruppo (*) lavoro sul cinema, fermare i frame nella pittura, elaborazioni grafiche, (*) architetture, silenziosa e meditativa, spettatore si mette in gioco perché cerca i quadri dove non sono allestiti di solito, fare giro teatro per capire quali anfratti sono i migliori, avvisare (*) cortocircuito tra spazio e opera, allestimento dell’opera, incontro con (*) riflessione autogena sul proprio lavoro, verbo potere, verbi modali, azione, io posso, io parlare di, io posso dipingere, io posso …, raccontarsi, azione performativa, potere e negazione di esso ma detto da lei riflessione su cosa può essere rappresentata nei suoi lavori, esperienza, (*) costruzioni di immagini a partire da frammenti, silenzio, insonnia, riprendere il decalogo?, si vuole nascondere o manifestare? (*) testo tra pittura e curatela, courbet curatore di sé stesso, libro 190 pagine, lavoro con grafico nei primi di agosto, capire interventi per tutt, (*): letture gina pane, riprendere lavoro sulle registrazioni?, (*) invitare a mettere in musica il testo sullo studio, riferimenti visuali spartiti molto grafici (sequenze di berio ecc), incastonare parole nello spartito, documentare la corrispondenza, inconsapevole, naturale, spartito sullo studio, testo di martin, disegnare lo spartito? poesia musicata, cantata sul testo di martin, (*), come si costruisce uno schermo? superficie = schermo, pittura = superficie dell’imbroglio, lavoro di corrispondenza, gioco di significati celati dalle traduzioni, (*) archivio riferimenti dei film da cui prende i riferimenti per i suoi quadri, (*) lavoro sul decalogo, manifesto, testo introduttivo sull’esperienza (noi) esperienza, tematizzare ,,, intro (*) parte teorica, testo-platea, calendario incontri per libro, domani: (*), (*) giovedì: (*), (*), (*) aula 35 domani alle 10:00, (*) alle 14 (*) alle 15:30 (*) alle 17 giovedì 10 (*) su zoom (*) 15:30 aula 8, (*), cantata su agnes martin, la cosa più importante è avere uno studio, mandare a (*) file, scegliere le parole adatte sottolineate nella prima mail a (*), fare un lavoro di significati, parole e musica, corale?, cantata? “lo spartito come disegno” tavola rotonda, john cage “notation”, comunicazione via mail: come testo introduttivo? (*) dialogo tra lei e intelligenza artificiale? come si definisce uno schermo? proiettare: lanciarsi al di là di qualcosa, un punto che bisogna trovare e costruire ragionare su come costruire uno schermo, di cosa è fatto, concetto di superficie come schermo, (superficie dell’inganno), partire dalla definizione di schermo, (*) lavoro sulla superficie, oggetto che abita/interpreta lo spazio, discorso sulla pittura, ritaglio delle pagine che dà forma ad una cornice intorno al libro, superficie, decalogo, foto install, progetto install, portfolio di (*), “supporto-superficie”, riflessione su elementi materiali, tela, supporto, migrazione di superficie, gli elementi hanno una dimensione ridotta, lavoro della lettera: velatura, mare onde increspature, corpo: (uno) oggetto (due) immagine tramite l’oggetto (tre) ritorna ad essere corpo emettendo l’immagine sulla stoffa, l’idea di pagina minima superficie finzione di una superficie pagina che dice al lettore che cosa fare una pagina che si racconta ma non troppa parola ritaglio/ collage che si viene a creare con le pagine ed i materiali che elabora, si può pensare anche ad un piccolo volantino estraibile, su carta trasparente per far vedere il risultato finale, immaginare quelle pagine tagliate per montare il disegno completo, (*) + (*) testo specchio, ricerca, fermo immagine, cristallizzare nella grafite, testo con riferimenti ai minutaggi dei film, delitto perfetto, dialoghi, prestare attenzione alle cose, a come si osservano le immagini […]

Un testo di Andrea Inglese, da "Prati"
Andrea Inglese
PRATO 201 (Coppia di viandanti, ciuffo secco di steli, gagliardetti)
da Prati
(Tic Edizioni, coll. UltraChapBook, 2025)
— Non vado da nessuna parte in questo budello psichico. — Ti sbagli: è solo velatura grigiastra sul mondo, effetto di comune melanconia. — Ci hanno addestrato per le cose, per l’inorganico, e la caccia, eventualmente, non per l’introspezione. — Siamo la testa e la croce di un identico essere: dagli occhi le figure entrano, dalla bocca le parole escono. — Al romanticismo dei rognoni, preferisco il realismo del pugno di ferro. — Non è con le dispute ideologiche che si riempie il panino, e ricorda la Ricerca. — Appunto! Da quale treno siamo scesi, se erano tutti fermi? — Devono fermarsi affinché tu scenda, il peggio viene dopo: loro partono di corsa e tu cammini adagio. — Chiediamo a quella famiglia sciagurata sul ciglio del torrente. — Non perdiamoci in conversari. La distanza non la ridurremo attraverso creanza o elemosine. — Guardiamo almeno dove mettiamo i piedi: il corpo ha le sue ragioni, ma non sono identiche alle mie. — I miei seni sarebbero magnifiche ragioni di fermarci a studiarli. Alla tua età non se ne sa ancora niente. — Un badile secco, è quello che mi basta. — Un capezzolo ti basterebbe per l’eternità, se non fosse il tuo. — Una macchina per stracciare le toghe e i mantelli, vale di più di una morbidezza di labbra. — Non dimentichiamo la Ricerca, abbiamo questo ricordo da portare avanti. — Ci hanno lungamente preparato, come fosse una missione sovrannaturale, ma l’esemplare che ho in mano sta seccandosi. — Stringi bene la paglietta tra le dita. — Non è quasi più verde. — Stringila e pensa a quando era fresca, inverdita, acerba, spinosa, brulicante, densa di venuzze, fogliuzze, verzure, rugiadine, api da fiore. — L’esemplare è paglioso ormai, va a ritroso nel giallo limone, nel coro spettrale delle pannocchie, dei girasoli folli, fra poco mi prende fuoco anche la mano. — Prato hanno detto, e prato sarà: per questo siamo nati, nel suo crepuscolo moriremo. — Basterebbe un orlo metonimico: un rastrello, la viscera di un topino sfondato da una lince. — Intanto piove, e sorgono ancora sogni. — Qui sei tu nella bolla filtrante; io mi sento pelle e ossa, vedo gli spigoli d’acciaio delle cose. I crateri lunari mi raschiano il respiro. — Un giorno di realismo, per sei giorni di romanticismo. Ma il prato non sarà né testa né croce, né lattuga né olmo, né foresta né pietraia, né toro divino né demoniaca cornacchia: il prato resta fuori, intermediario, mezzano, regno di transito. — Ora che l’ho trovato, possono venirmi a prendere. — Sediamoci un minuto almeno. — Ora che lo vedo, anche lo disconosco. — Butta via l’esemplare, scegli l’originale. — Ora che lo tengo, mi rendo conto che non ce n’è abbastanza. — Scaldati di fronte al prodigio: il prato resta nella sua forma, il concetto non ne esce manco di un pelo. — Ora che sono al limite, ho nostalgia di questa terra parassitata, di queste pelurie vegetali, di queste organizzazioni di steli e lembi morbidi. È il disuso che mi esaspera! — Ti daranno una diaria, e un piccolo gagliardetto del Ricercatore. Tutto è andato così veloce. Posso singhiozzare di felicità adesso. — Semplicemente siamo testimoni obbligati. Siamo venuti qui per dire: prato, bello, arioso, verdino, liberty. E di tutte le credenze avute, non mi resterà che un ciuffo d’erba da associare all’esemplare di paglia, e un gagliardetto da agitare durante le parate.

Quattro testi di June Scialpi
June Scialpi
da:
Retriever (Possibile inquadramento teorico di un)
– Tic Edizioni, coll. UltraChapBook, 2025
Finalmente svegli e anche un poco vivi si danno da fare nelle loro forme ottuse, canidi trascinati da donne come pesi sulle spalle, come slittini impossibili, trascinati in salita con i piedi che affondano nella neve. Chi li ha visti arrivare ha detto eccoli, ma nessuno li ha visti. I loro sguardi come la stagione della monta, salive arrapate, seguono i passi, occhi fuori dalla bocca (storie da raccontare) e anche sotto la gonna. In cima una sala d’aspetto che è piena di maschi di mezz’età lì depositati: esseri stanchi dalle rade barbe grigie, uomini tristi ascoltano Bowie, il negativo della storia.
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Piangi all’inizio di ogni storia perché desidereresti fare le cose anche tu. Alcuni libri sono il resoconto di esperienze vissute ma non lo dicono, e chi li scrive maschera che ci siano delle ricorrenze tra la vita e il mondo del testo, che ci siano ricorrenze tra le parole e le parti dei corpi, tra cose che si sono dette e cose che vengono riportate. Alcuni nomi sono esattamente i loro nomi. Interrogarsi su questo tipo di vergogna serve solo a delegittimare la pratica: alcune persone credono che nascondersi sia il modo esatto per veicolare una storia della quale vogliono raccontare solo alcune cose. Tu leggi quei libri e rimpiangi le esperienze delle altre persone come se fossero tue, e scrivi dei libri di esperienze che a te non sono successe. Quando ti sorprendi a fissare il vuoto dopo aver divagato a lungo su episodi che non ci sono stati, ti chiedi cosa ti porta a voler vedere quelle immagini. Distogli lo sguardo dal bisogno che hai e che non puoi controllare e riporti la realtà nel mondo vero, prima di portare la finzione nel mondo del testo. Un r. è solo un r., la sua voce pure. Non ti accorgi che le cose cambiano. Una palla è solo una palla finché non diventa un desiderio, il desiderio della palla.
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Quando si addormentano lui abbraccia l’altra e non si meraviglia dell’intimità di quel contatto. Lei è sorpresa dalla saldatura della morsa, la tensione del braccio intorno. Se quella notte avesse sognato di sputare tutti i suoi denti, o di affogare, agitando il corpo come se il corpo stesse nuotando, si sarebbe scoperta nella veglia sostenuta da quel vincolo. L’espressione «sono nelle tue mani» infatti significa riporre fiducia. E ancora nelle mani di. Nelle mani di qualcuno. Con forza nelle mani. Cadere nelle mani di o al sicuro nelle mani di. Nel mondo del testo le mani potrebbero avere un’importanza di rilievo e invece gli umani attuano strategie di oscuramento, si adattano proteggendosi dagli interrogativi. Temono che qualcosa termini. Fanno di tutto affinché le cose non. Per fare sì che le cose non.
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Ricorrenza obliqua della parola nel testo. Ricorrenza perpendicolare della figura nel testo rispetto alla ricorrenza obliqua della parola. Ricorrenza che non può bastare affinché il testo si illustri nel suo stesso compimento. Marcatore di ricorrenze per finalità di significato. Soddisfazione scarsa. Cosa viene dopo viene prima. Visita nel museo dell’autocoscienza. La stanza è aperta, insonorizzata. Il r. è sulla spiaggia, il r. è al porto, il r. sta viaggiando, scattando foto. Non usa parlare quand’è così, non promuove gesti, non concretizza la propria presenza tramite movimenti. Potrebbe essere forte, stringere con le mani degli oggetti, potrebbe portare qualsiasi cosa ovunque. Nella curva di apprendimento si forma una parabola. Il r. rimane immobile, così fa se le cose intorno spariscono, danno un commiato sommario. Cosa fa se le perde. Così fa. Ricorrenza obliqua della presenza nel testo. Ricorrenza della sua assenza perpendicolare nel testo rispetto alle ricorrenze della sua figura. Perdita di quota, marcatore di assenza. Un viale alberato, gelaterie ai lati. Nuvole niente, cielo nel testo aperto. Un piazzale dopo, soddisfazione copiosa. Il r. è contento.
3 febbraio: chiusura biglietteria Teatro Leonardo
Lunedì 3 febbraio
la biglietteria del Teatro Leonardo
resterà chiusa per lavori.
Riaprirà regolarmente da martedì 4 febbraio
nei consueti orari.
È possibile acquistare biglietti
o abbonamenti online su biglietti.mtmteatro.it
oppure presso la biglietteria del Teatro Litta
in corso Magenta 24, Milano.
Ci scusiamo per il disagio.
