Un testo di Damiano Torre

In Esiste la ricerca7 Gennaio 20257 Minuti

Mese: Gennaio 2025

By MTM

Damiano Torre

Slalom

 

Tutto torna, anche i prossimi
quarantanovemila anni.

 

 

Dice il Samurai che è da stolti cercare di evitare ciò che si è diventati.
E gli errori?
Te li portano al tavolino insieme al conto,
in uno di quei pomeriggi dove stare seduti a un tavolino è magnifico.
E i ricordi?
Si ripresentano più rarefatti.
Pellicola vecchia, immagini traballanti, audio che va e viene.

 

 

Quando sento parlare di traffico mi viene in mente il traffico.
Parlarne è superfluo.
Poi mi rendo conto di essere un pessimista.
Un ottimista saprebbe trasformare il superfluo in super-fluo.
E col super-fluo potrebbe sottolineare anche queste stronzate.

 

«In fondo…» mi diceva un amico ottimista
(divenuto, a furia di trasformare aggettivi e sottolineare stronzate, anch’egli pessimista)
«… basterebbe poco. È che in pochi trasudano amore.
Lo vedi da come ti fanno un gelato o riparano un carburatore.»

 

 

Alcuni a mani nude combattono la normalità.
Altri se ne stanno appollaiati ad alimentare il lamento collettivo.
Stracarichi di armi.

 

 

Se questo è il dentro aspetto fuori.

 

 

«Ehi, Johana, ho avuto un’idea!
Non sarebbe incredibilmente bello
se tu e io un giorno aprissimo una trattoria macrobiotica?»

 

 

«Johana, se un giorno io e te aprissimo una trattoria macrobiotica,
potremmo finalmente lasciarci in pace.»

 

 

Ieri mi sono avvicinato al mio Maestro mentre meditava.
Gli ho toccato la spalla e gli ho detto:
«Maestro, che ne pensi se un domani avviassi una trattoria macrobiotica?»
Il Maestro ha aperto un occhio e mi ha detto:
«Muori ora, se puoi.»

 

 

Qualche tempo dopo in treno incontro una psicoterapeuta.
Parliamo della vita. A un certo punto dice: «Deve andarci in Isvizzera.»
Provo lo stesso fastidio di quando sento hanno sposato o leggo vendonsi.
Mi rattristo e guardo fuori.
È tutto nero perché il treno attraversa una galleria.
Mi rigiro e la psicoterapeuta insiste: «Mi creda, ci vada in Isvizzera!»
Quindi si alza.
Salutandola penso: «Non ci andrò mai in Isvizzera.»
Appoggio di nuovo la testa sul finestrino.
Guardo fuori. Siamo già a Zurigo.

 

 

Perciò vado all’ufficio attività produttive.
Mi reco allo sportello.
Di fronte a me un’impiegata anziana.
Una di quelle della Roma di una volta. Una che fuma anche senza sigarette.
Legge velocemente. Alza lo sguardo al di sopra alla stecca degli occhiali a mezza luna,
mi guarda e timbra il foglio.
«Torni tra quindici giorni.»
«Grazie.»
Mi guarda di nuovo: «Ma la sana cucina romana di una volta che fine ha fatto?»
La guardo stupefatto. Conosce ancora il significato di sano?
Sorrido e ringraziando nuovamente esco.

 

 

È che a un certo punto inizio a svalvolare di brutto con la ricerca dell’hobby giusto.
Nel giro di tre mesi passo dal corso di moldavo a quello di scimitarra.
Poi dalla scimitarra alla frusta romagnola, sino al vasaio in terracotta.
E ora eccomi qui, con te, al corso di cucina macrobiotica.
Alla fine è per te.
Avrò speso mille euro tra iscrizioni e materiale, per te.
E ho la casa piena di attrezzi inutili, per te.
Ecco perché ti risulto risoluto.

 

 

«Mi sa che è un po’ prematuro», dici sulla porta.
«No, Johana», ti rispondo in ascensore.
«È il caso a un certo punto di fissare dei paletti»,continuo nell’androne.
«Che antipatia ’sti paletti», concludi per strada.

 

 

«Il suo progetto ci interessa, ma non possiamo sostenerla nel lungo periodo.
Potremmo ipotizzare una soluzione a rapido rientro.
Un annetto e mezzo pensa di farcela?»
«Ci posso provare.»
«Bene, allora, affare fatto!»
«Sì, ma se poi le cose non dovessero andare?»
«Nessun problema. Ci prendiamo i suoi sogni.»

 

 

Vedo che mentre ti parlo annuisci pensando profondamente a tutt’altro.

 

 

Com’è largo il fiume.
Porta tutto con sé.
Guardando il fiume non ho ricordi.
Il vento sferza le foglie argentate dei vecchi platani che stancamente si affacciano sulle sponde.
Mi piace inseguire le traiettorie delle cose animate e inanimate che il fiume porta con sé.
Un gigantesco roboante serpente grigio.

 

 

È che spesso ci siamo dimenticati di fare piano.

 

 

Ogni tanto penso a S. Pietro con tutti quei mazzi di chiavi.
Immagino Dio che sorridendo ai commensali gli dà una voce:
«A Pie’, tutto ’sto tempo pe’n barattolino de senape e daje!»
E lui tintinnando dal tinello:
«Eh certo, te pare facile, trovala tu la chiave della dispensa.»

 

 

A proposito, ecco le chiavi della trattoria macrobiotica, Johana.
Anche se avremmo bisogno di normalità.
E di una sana cucina romana.
Perché sbagliare è sano. Ricordalo.
Altrimenti ti impiattano.

 

 

Si vede in lontananza una striscia argentata.
L’erba è morbida. Più cammini, meno fatichi.
La striscia è ora più nitida.
È un fiume.
Dovresti vedere i colori.
Se decidi di cambiare le tovaglie della trattoria macrobiotica (o anche il menu), ricordati di questi accostamenti.

 

 

Si sta bene qui,
sembra la Svizzera.

 

 


Nota

Slalom era già uscito sul blog ‘Multiperso’, a cura di Carlo Sperduti, e poi nell’antologia L’ordine sostituito (déclic edizioni, 2024). Damiano Torre è scomparso all’inizio di questo 2025.


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